Dei buoi di Sant'Efis, dell'identità creativa e di poetesse Cantadoras
[Rassegna stampa coloniale sarda 07 maggio 2022]
Sant’Efis è una festa tradizionale considerata fortemente identitaria.
Ma se guardo gli abiti di chi sfila, non mi identifico confrontandoli con gli abiti di oggi.
Non mi identifico nei mezzi di trasporto, bacas & tracas, e nei “burricus a cuaddu” (cit. poesia di Paolo de Magistris, “Sa partenza ‘e Sant’Efis”).

Non mi identifico nella musica, non nei mestieri di un tempo, non nei giochi.
Mi identifico ancora nella lingua (ma fino a quando?) e nella cucina di quel tempo.
Tutto per dire che identità NON coincide con tradizione, cioè il folklore cristallizzato.
Sant’Efis è una bella fotografia del passato, un album dei ricordi, ma oggi siamo omologati a tanti modi di essere di tutto il mondo.
Ovviamente non si può cancellare la questione identitaria dalla politica. Quello identitario è un bisogno umano, se non lo riempiamo di contenuti, rimarranno dei vuoti che magari verranno colmati da marcette tricolori o da altre identità sarditaliane. I vuoti si riempiono d’altro, e non per forza sarà quello che ci piace.
Mi identifico di più indossando un abito moderno che richiama i codici della tradizione sarda, design stilizzato che li reinterpreta in chiave moderna, nelle sperimentazioni creative di tanti artigiani/artisti, negli scrittori che inequivocabilmente vedono il mondo dal punto di vista sardo, nella musica moderna di Piero Marras e dei Tazenda che rielaborano sonorità sarde mescolate alle chitarre distorte.
L’identità è creazione, non tradizione.
Solo la creazione è capace di traghettare i valori e i codici identitari nel mondo attuale, reinterpretandoli e adattandoli alle esigenze moderne, sfuggendo al rischio della cristallizzazione, preludio della morte dell’identità stessa.
Discorso a parte per le gare poetiche.
Pur avendo una struttura musicale tradizionale statica, i temi trattati sono modernissimi. Per cui si “discute” in rima sulla guerra in Ucraina, di Putin, del governo Draghi e di Solinas, di emigrazione, di nuove servitù energetiche e dei temi di attualità, a volte con un punto di vista alternativo a quello dei TG.
Is cantadas, le gare poetiche, sono vive e vegete, seppure in crisi da pubblico, mantengono ancora una nicchia di cultori; sono ancora materia viva.
Purtroppo è morta sa Cantadora Paola Dentoni, una delle rare poetesse de su cantu de sei (ma non l’unica).
Da sempre impegnata in difesa della poesia e della lingua sarda.
Aveva innovato le gare confrontandosi, lei poetessa selargina, per la prima volta con un poeta de cabesus.
Qui il video.
De sa “prenta sarda” (dalla stampa sarda)
I nomi dei buoi di Sant’Efis, “Mancai ci provas(a)" e "Non ci arrenescis(i)", sembrano farsi beffa del governatore Solinas, ancora alle prese con il rimpasto del governo sardo.
Il confronto/scontro è con il suo Psd’Az, che evidentemente non controlla più.
Da Sardiniapost ci fanno sapere che per del Psd’Az l’incomodo potrebbe essere proprio l’assessore Chessa.
Falso allarme bomba al tribunale, dove Solinas era atteso per l'udienza. I social si scatenano tra dubbi e risate.
Fondi per la lingua sarda in arrivo. In passato gli sportelli linguistici hanno tradotto le delibere, ma hanno trascurato i siti web istituzionali che hanno una fruizione che dura nel tempo.
Elezioni a Selargius, Psd’Az con il centro sinistra.
Un bel dibattito su Sardegna e Libertà su chi comanda a Cagliari, prendendo spunto dalla figura storica di Cocco Ortu.
Le bugie della Cagliari bene, cui è seguita la risposta di Paolo Fadda e quella di Gianfranco MurtasNessuna notizia di rilievo dalla Nuova Sardegna online di questa settimana, che sembra scrivere solo di cronaca e gossip, per evitare in maniera qualunquista di affrontare temi politici.
Meme della settimana
I buoi di Sant’Efis: “Mancai ci provas(a)" e "Non ci arrenescis(i)".
Saranno di buon auspicio per Solinas?