Servitù e colonialismo: "il sindaco di Selargius benedice l’elettrodotto sottomarino"
[Rassegna stampa coloniale sarda 16 aprile 2022]

Selargius, il sonnacchioso paese dormitorio di Cagliari, silente per 4 anni e mezzo si ritrova ricoperta d'asfalto elettorale a ridosso delle tornate del prossimo giugno. Ormai un classico con poca fantasia.
La giunta non ha investito nella cultura, lingua e storia a scuola, non ha portato la banda larga, non ha aperto il centro servizi della zona industriale (attaccato in passato anche da Striscia la Notizia per lo sperpero di risorse).
Selargius ha definitivamente perso la vocazione millenaria vitivinicola della sua terra.
Negli anni passati c’erano is pramas, le palme, insegne non luminose di un tempo che indicavano dove i produttori vendevano il proprio vino.
Estromesse fuori dalla storia dai moderni bar, pub, lounge-bar, i produttori avevano ancora lo sbocco della vendita delle uve alla cantina locale Meloni vini.
Oggi questa cantina è stata sostituita da un discount.
Inesorabilmente marciamo verso un futuro da consumatori assistiti, non più produttori.
In questo contesto, al sindaco di Selargius è caduta in testa l’opzione elettrodotto sottomarino e l’ha presa al volo, vendendola come opportunità: Selargius si candida entusiasticamente ad una nuova servitù, con i conseguenti espropri.
La classe politica sarditaliana non tenta nemmeno di incentivare la produzione, anche attraverso la formazione scolastica, ma basa il modello di sviluppo su servitù, espropri e assistenzialismo.
I soldi intascati dal comune sono i 30 denari per la svendita del proprio territorio; peraltro con gli espropri bisognerà vedere quanti di quei soldi rimarranno nelle casse comunali; quante persone si troveranno costrette a ricevere indennizzi ridicoli.
L’export di energia da sovrapproduzione non sarà a vantaggio delle comunità sarde, ma finirà dritto nelle casse dei grossi gruppi.
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A proposito di decadenza dovuta al malgoverno della classe italica, dopo aver defiscalizzato l’Iva delle armi il governo Draghi-PD-Lega-5s-Forza Italia ha ridotto gli investimenti nella scuola.
Viviamo nell’economia della conoscenza, non conta avere le materie prime (vedi Africa), è fondamentale avere una popolazione istruita e che abbia un know how adeguato e competitivo, che sappia innovare o almeno imitare rapidamente, e che sappia stare al passo con la tecnologia.
De sa “prenta sarda” (dalla stampa sarda)
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Gianni Chessa ne ha combinata un'altra delle sue.
Perché fare piani di comunicazione, scegliere il giusto concept, tone of voice, e le giuste parole che evocano emozioni e trasmettono valori?
Meglio improvvisare a braccio.
Is bandidoris del tempo passato, molto spesso avevano capacità migliori di Chessa nella scelta delle parole, in un mondo in lingua sarda sempre in bilico tra prosa e poesia.
Gustatevi il video qui, marrani a non ridere.
Ricorda lo spot per il turismo italiano di Rutelli e il suo “please, come to Italy”.
Meme (muto) della settimana

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